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Ricerca scientifica e pratica clinica: quali sono le priorità per garantire una salute migliore per tutti?

Il Prof. Fontana assieme ad altri esperti internazionali approfondisce come lo stile di vita, la prevenzione e l’educazione siano cruciali per sostenere la salute dell’uomo e del pianeta.

Danno ambientale, cambiamenti climatici e inquinamento stanno colpendo duramente la salute del pianeta e dell’uomo. Malattie croniche correlate allo stile di vita e all’invecchiamento e infezioni come il Covid-19 in questi ultimi anni stanno minando ulteriormente la salute dell’essere umano.

Queste sono tra le principali sfide che la società si trova ad affrontare e, anche se l’aspettativa di vita si è notevolmente allungata, spesso non è accompagnata da una longevità in salute.

STILE DI VITA E PREVENZIONE DELLE MALATTIE CRONICHE

Grazie alle straordinarie scoperte mediche e scientifiche e agli interventi di salute pubblica, negli ultimi 150 anni l’aspettativa di vita è più che raddoppiata.

Purtroppo, i dati più recenti indicano che questa tendenza sta subendo un’inversione nelle fasce più giovani della popolazione soprattutto per un aumento delle malattie cardiovascolari, di diabete e di patologie oncologiche legate spesso ad una condizione di obesità. Tutte queste malattie croniche, insorte in giovane età e aggravate da uno stile di vita scorretto, sono accompagnate da profonde alterazioni fisiologiche, metaboliche e molecolari che le rendono difficilmente curabili. Inoltre, l’approccio medico adottato nella maggior parte dei paesi occidentali è basato sulla cura della malattia, il cosiddetto “sick-care”, ma non si sta rivelando efficiente e praticabile nel lungo termine, anche a causa dei costi elevati collegati ad approcci chirurgici e farmacologici protratti per anni.

Anche nei paesi in via di sviluppo l’incremento delle malattie non trasmissibili sta incidendo pesantemente sulle limitate risorse mediche ed economiche dando origine ad un divario sempre crescente tra fasce ricche e più povere della popolazione, e rendendo l’accesso alle cure mediche non equo.

Secondo l’OMS, almeno l’80% dei casi di malattie cardiovascolari e di diabete e il 40% dei casi di cancro potrebbero essere prevenuti. Numerosi studi sia su modelli animali che sull’uomo confermano che una restrizione calorica con un apporto ottimale di nutrienti fornisce una protezione contro obesità, diabete, cancro, malattie cardiovascolari, danni cerebrali e fragilità.

Limitare l’aumento di peso durante l’età adulta attraverso un’attività fisica regolare e una dieta salutare e ricca di fattori nutrizionali come quella Mediterranea, rappresenta la chiave di questo percorso. Evitare inoltre di fumare e consumare alcol in maniera eccessiva, stimolare le funzioni cognitive, ridurre lo stress e migliorare la durata e la qualità del sonno sono ulteriori aspetti cruciali per prevenire dannose alterazioni fisiologiche, metaboliche e molecolari.

LA PREVENZIONE INIZIA IN UTERO, ANZI, PRIMA.

La teoria epigenetica dello sviluppo delle malattie rappresenta un altro aspetto su cui l’odierno approccio medico presenta limitato successo. Infatti, i fattori ambientali come alimentazione, attività fisica, e salute mentale e metabolica nel periodo antecedente al concepimento, influenzano i fattori di rischio che potranno colpire il bambino durante l’età adulta, modulando l’espressione dei geni con modalità che possono essere tramandate anche alle generazioni future.

I primi 1000 giorni dal momento del concepimento incidono sulla traiettoria che assumerà la salute del nascituro per tutta la durata della vita.

Le malattie non trasmissibili, frutto di eventi multifattoriali, trovano la loro origine già nelle prime fasi della vita, mentre gli approcci clinici generalmente vengono messi in atto tardivamente, quando le opzioni di intervento sono ridotte e le possibilità di guarigione limitate.

Uno stile di vita corretto prima ancora del concepimento rappresenta una fase privilegiata di intervento sulla salute futura.

ALLEVAMENTO INTENSIVO E INQUINAMENTO

Diete ricche di alimenti ultraprocessati e di origine animale hanno un effetto dannoso non solo sulla salute dell’essere umano ma sull’intero ambiente.

L’allevamento intensivo industriale è responsabile del consumo di oltre il 70% dell’acqua potabile e il 70% della terra coltivata. Attualmente, la globalizzazione dell’agricoltura basata sulla produzione estensiva di monoculture, associata all’utilizzo massivo di fertilizzanti e prodotti chimici contribuiscono alla deforestazione, all’impoverimento del suolo e alla contaminazione delle risorse idriche. A questo si aggiunge un’emissione di circa il 15% dei gas serra e il rischio di favorire lo sviluppo di batteri multi-resistenti negli allevamenti intensivi di pollame e di maiali. Sebbene le ricadute sulla salute globale siano importanti e dimostrate, l’impegno da parte della comunità medica globale a sostegno di un cambiamento è ancora limitato.

Non è necessario seguire una dieta di tipo vegetariano, ma modificare le proprie abitudini avvicinandosi ad uno stile dietetico tipico della zona Mediterranea, basato principalmente sul consumo di prodotti vegetali frutto di un’agricoltura più sostenibile, potrebbe rappresentare un grande beneficio sia per l’uomo che per la salute del pianeta.

L’IMPORTANZA DI INVESTIRE IN SCIENZA DELLA PREVENZIONE, IN EDUCAZIONE E IN MEDICINA

La moltitudine di studi clinici, epidemiologici, biochimici e molecolari, ha permesso di comprendere come insorgano e si accumulino i danni all’organismo, che nel tempo degenerano e danno origine ai diversi quadri patologici.
I limiti del sistema medico non sono da ricercare in una mancanza di conoscenza, ma piuttosto in come questa venga utilizzata.

Restare in attesa che milioni di persone che seguono uno stile di vita scorretto e si alimentano in maniera malsana, arrivino dal medico con malattie già instaurate e conclamate, non è né sostenibile e, soprattutto, non è etico.

L’obiettivo deve essere quello di ridurre al minimo il rischio di sviluppare le malattie e non tanto di progettare interventi che mirino a curare la patologia dopo che si è manifestata clinicamente. Il sistema medico dovrebbe adottare un approccio di tipo preventivo e personalizzato, traslando le conoscenze teoriche in interventi pratici e multidisciplinari, che utilizzino al meglio le risorse economiche e umane.

Perché salute e benessere siano parte integrante della vita delle persone, è fondamentale inserire percorsi di educazione sanitaria già nelle le prime fase del percorso scolastico e di formazione.

Attualmente, benché conosciuti, i concetti di nutrizione, esercizio fisico, riposo corretto e training cognitivo rivestono spazi minimi o assenti all’interno dei diversi percorsi di formazione, anche nell’area medica. Scuole e università, oltre a formare specialisti di successo, dovrebbero fornire gli strumenti e le conoscenze per integrare alimentazione corretta e stile di vita nella promozione della salute dell’uomo e del pianeta.

https://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.1003699
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