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Di quanta vitamina D ha bisogno il nostro corpo e quali sono i livelli ottimali circolanti nel sangue?

Nella popolazione sana, i livelli di assunzione raccomandati di Vitamina D sono pari a 15 μg al giorno (che corrispondono a 600 UI) per bambini, adolescenti e adulti sia maschi che femmine. Nelle persone con più di 75 anni, i livelli di assunzione raccomandati aumentano a 20 μg (che corrispondoni a 800 UI) al giorno.

Questi livelli si riferiscono alla somma della Vitamina D3 sintetizzata dalla cute e quella introdotta con gli alimenti (1).

Per quanto riguarda la valutazione dello stato nutrizionale relativo alla Vitamina D, viene definito dosando la vitamina 25(OH)D3 circolate nel sangue, ossia il precursore che, dopo il passaggio dai tubuli renali, verrà attivato in Calcitriolo (o 1-25 (OH)2D3).

Sulla base di un consensus internazionale, i valori di riferimento per la popolazione sono (2):

Stato Nutrizionale25-OH-Vitamina D3 circolante
Carenza graveinferiore a 10 ng/ml (25nmol/L)
Carenzainferiore a 20 ng/ml (50nmol/L)
Insufficienzacompreso tra 20 e 30 ng/ml (tra 50 e 75nmol/L)
Sufficienzasuperiore a 30 ng/ml (75nmol/L)

Carenza di Vitamina D: andamento in Europa e in Italia.

Nonostante la buona possibilità di esposizione solare che caratterizza le regioni del Sud Europa e le aree orientali del Mediterraneo, in uno studio pubblicato nel 2018 che raccogli i dati di ben 107 lavori e di una popolazione complessiva di oltre 630000 individui, si è rilevato che una carenza di Vitamina D interessa il 27% della popolazione, mentre un quadro di carenza grave colpisce il 16% delle persone che vive in queste aree (3).

Focalizzando l’attenzione su neonati, bambini e adolescenti, questo quadro subisce un ulteriore peggioramento con una carenza che colpisce oltre il 50% dei soggetti, proprio in un momento dello sviluppo in cui la Vitamina D rappresenta un elemento fondamentale per una crescita sana e armoniosa (4).

Ampliando la valutazione all’intera Europa, grazie al progetto ODIN, nato per monitorare il livello di Vitamina D tra le diverse popolazioni, è stato possibile osservare che circa del 13 % degli europei presenta una condizione di carenza severa di Vitamina D, un valore doppio rispetto a quella registrato negli Stati Uniti (5). Tra le fasce più a rischio a livello europeo sono stati indicati gli anziani, per una fisiologica riduzione della concentrazione cutanea del precursore della vitamina D e le persone con un fototipo scuro, a causa della maggiore presenza di melanina che assorbe i raggi UV-B (6).

Per quanto riguarda la situazione italiana, una revisione della leteratura del 2018 ha evidenziato una carenza di Vitamina D che interessa il 35-38% della popolazione, con un picco riferito alle donne in gravidanza (71%) e ai neonati (85%) (3), dati che certamente richiedono politiche di prevenzione su larga scala.

Carenza di Vitamina D: quali sono le cause?

La principale fonte di Vitamina D è quella che sintetizza il nostro corpo dopo l’esposizione alla luce solare e pertanto, tutti i fattori che incidono su questo processo, possono concorrere allo sviluppo di un quadro di carenza:

• insufficiente esposizione,
• latitudine, orario e stagione,
• utilizzo di creme solari,
• inquinamento,
• età,
• fototipo cutaneo,
• obesità

Leggi l’approfondimento sulla luce solare e la Vitamina D.

Anche un’alimentazione povera di alimenti come salmone, tonno, aringa, merluzzo o uova, dove la Vitamina D è abbondante, come nel caso di un regime vegetariano o vegano, può contribuire al peggioramento di un quadro di carenza.

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Esistono inoltre svariate condizioni patologiche che compromettono la sintesi endogena della Vitamina D o il suo assorbimento perché vengono a mancare alcuni passaggi cruciali che portano alla sintesi della molecola biologicamente attiva (7).
Tra le varie condizioni mediche possiamo ricordare:
Patologie gravi a carico di fegato e reni, sedi delle reazioni chimiche che portano all’attivazione del Colecalciferolo e lo trasformano in Vitamina D attiva.
– Patologie a carico dell’apparato intestinale che vanno a compromettere l’assorbimento della Vitamina D, come il morbo di Crohn o la Celiachia.
Interventi chirurgici che vanno ad alterare la struttura dell’intestino come stomie in seguito ad interventi di chirurgia maggiore o bypass gastrico, che limitano gravemente l’efficienza di assorbimento intestinale.
Assunzione per lunghi periodi di farmaci che possono interferire con il metabolismo della Vitamina D come steroidi, antiepilettici, antiretrovirali, Orlistat, anti-micotici, Colestiramina.
Abuso di alcol.
Alterazioni genetiche e malattie oncologiche.

Rischio di malattia correlato alla carenza di Vitamina D.

Una delle funzioni principali della Vitamina D è la conservazione dei normali livelli di calcio e fosforo nel sangue e per questo la sua carenza è legata ad una serie di malattie che colpiscono in maniera evidente il tessuto osseo.

La Vitamina D è infatti fondamentale per prevenire il rachitismo nei bambini in crescita e l’osteomalacia negli adulti.

Una carenza di Vitamina D nel tempo tende a provocare una riduzione dei livelli di calcio nel sangue (ipocalcemia) e quando ciò avviene, sistemi di controllo che coinvolgono il paratormone, enzimi a livello renale e osseo e cellule stesse del tessuto osseo, vengono attivati e provocano:
– un aumento dell’assorbimento a livello intestinale del calcio;
– la mobilitazione di calcio dall’osso;
– la diminuzione dell’eliminazione del calcio attraverso le urine;
– l’aumento dell’eliminazione del fosforo a livello renale.

Il protrarsi di questo fenomeno è in grado di correggere i livelli plasmatici di calcio ma impoverisce il tessuto osseo, che non può essere remineralizzato perché manca anche il fosforo necessario per costruirne la matrice.

Il rachitismo, che colpisce bambini e adolescenti, è provocato dall’incapacità dell’organismo di mineralizzare osso di nuova formazione: la cartilagine alle estremità ossee continua a crescere ma non viene sostituita da osso mineralizzato.

Questo si traduce con una mancata ossificazione di alcune aree del cranio, allargamento delle epifisi (le estremità delle ossa lunghe) e deformità toraciche. Quando il bambino comincia a camminare il peso del corpo deforma le ossa lunghe conferendo alle gambe una caratteristica conformazione arcuata.

Negli adulti, il blocco persistente della mineralizzazione provoca il progressivo impoverimento della massa scheletrica, e viene descritto che il termine osteomalacia. Questa demineralizzazione ossea provoca nel tempo deformità scheletriche e dolore.

Ciò che differenzia l’osteomalacia dall’osteoporosi, è che nel secondo caso, oltre alla perdita della componente minerale del tessuto osseo, si assiste anche alla perdita della componente non minerale, con una progressiva riduzione della densità che rende l’osso più suscettibile alle fratture, mentre nell’osteomalacia l’osso tende a curvarsi (8).

Vitamina D in eccesso e rischio di tossicità.

Il ruolo della Vitamina D, non solo nel controllo della concentrazione di calcio e fosforo e della mineralizzazione ossea, ma in numerose funzioni, tra cui la regolazione del sistema immunitario, ha fatto sì che sempre più attenzione sia stata posta al tema della sua supplementazione.

Va ricordato però, che l’assunzione di Vitamina D non comporta solamente benefici, ma può presentare anche qualche rischio.
Infatti, anche se accade raramente, una supplementazione inappropriata ed eccessiva di Vitamina D, può essere tossica poichè può provocare ipercalcemia, calcificazione dei tessuti molli, vomito, diarrea, poliuria e letargia. In casi gravi di intossicazione possono insorgere anche severi danni renali e pancreatiti acute. Questi eventi si sono verificati con l’assunzione prolungata di dosi quotidiane superiori alle 50000 UI ed una concentrazione plasmatica di 25(OH)D superiore ai 150ng/ml (9).

I livelli di assunzione di riferimento raccomandanti per la popolazione italiana (LARN) indicano un livello massimo tollerabile di assunzione di:

  • 4000 UI/die (100 μg/die) nell’adulto,
  • 2000 UI/die (50 μg/die) nel bambino e nell’adolescente
  • 1000 UI/die (25 μg/die) nel neonato (1).

In caso di trattamenti con dosaggi superiori prolungati nel tempo è importante che lo specialista informi il paziente per evitare intossicazioni ed ipercalcemia (9).

Riferimenti scientifici:

  1. LARN 2012. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_dossier_26_listaFile_itemName_0_file.pdf
  2. Bjelakovic G. et al. Vitamin D supplementation for prevention of mortality in adults. Cochrane Database Syst Rev. 2014 Jan 10;(1):CD007470. doi: 10.1002/14651858.CD007470.pub3. PMID: 24414552.
  3. Manios Y. et al. A systematic review of vitamin D status in southern European countries. Eur J Nutr. 2018 Sep;57(6):2001-2036. doi: 10.1007/s00394-017-1564-2. Epub 2017 Oct 31. PMID: 29090332.
  4. Cashman KD et al. Vitamin D deficiency in Europe: pandemic? Am J Clin Nutr. 2016 Apr;103(4):1033-44. doi: 10.3945/ajcn.115.120873. Epub 2016 Feb 10. PMID: 26864360; PMCID: PMC5527850.
  5. https://cordis.europa.eu/article/id/221333-odin-wages-war-against-vitamin-d-deficiency-in-europe/it
  6. Boccardi V. et al. Hypovitaminosis D: A Disease Marker in Hospitalized Very Old Persons at Risk of Malnutrition. Nutrients. 2019 Jan 9;11(1):128. doi: 10.3390/nu11010128. PMID: 30634546; PMCID: PMC6357065.
  7. Cotran R et al. Robbins. Le basi patologiche delle malattie. VI edizione 2000. Piccin Editore.
  8. Arienti G. Le basi molecolari della nutrizione. Terza Edizione 2011. Piccin Editore.
  9. Galior K. et al. Development of Vitamin D Toxicity from Overcorrection of Vitamin D Deficiency: A Review of Case Reports. Nutrients. 2018 Jul 24;10(8):953. doi: 10.3390/nu10080953. PMID: 30042334; PMCID: PMC6115827.
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