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Adolescenti e confinamento da COVID: come cambia l’attività fisica e il consumo di cibi ultra-processati?

L’isolamento sociale

Le misure di contenimento dell’attuale pandemia da COVID-19 hanno portato dei profondi cambiamenti nella quotidianità di ognuno di noi. In particolare tra gli adolescenti l’isolamento sociale, la mancata ripresa di una didattica in presenza e la riduzione della possibilità di praticare sport in ambienti dedicati hanno sicuramente influenzato lo stile di vita. In questo particolare momento storico è importante cha la ricerca ponga attenzione a quali sono i cambiamenti di dieta e attività fisica tra gli adolescenti, per aiutare le autorità pubbliche a costruire interventi per il miglioramento dello stile di vita, mirati a questa fascia della popolazione in cui avviene il delicato passaggio da infanzia ad età adulta.

Uno studio internazionale su confinamento e cambiamento di stile di vita negli adolescenti

Nell’estate del 2020 un gruppo di ricercatori spagnoli, brasiliani, italiani, cileni e colombiani ha pubblicato i risultati di due indagini sul cambiamento delle abitudini alimentari e sul livello di attività fisica tra gli adolescenti del proprio paese di appartenenza.

Nel primo studio un questionario sul livello di attività fisica e sul consumo di cibi ultra-processati (si veda per la definizione di questi il nostro report su La classificazione dei cibi NOVA) è stato proposto online tra gli adolescenti nel periodo di marzo 2020, dunque all’inizio del periodo di lockdown per tutti i paesi considerati nello studio.

Il 59,3% degli adolescenti che hanno risposto era di sesso femminile, il 54,3% aveva un’età compresa tra 16-19 anni e la maggior parte di loro viveva in una famiglia di 4 o più persone (74,1%).

Attività fisica

Nello studio è stato considerato “attivo” ogni adolescente che riportasse almeno 300 minuti a settimana (5 ore) dedicati all’attività fisica, considerando la somma del tempo di educazione motoria a scuola, degli spostamenti verso e dalla scuola e di altre attività quali sport, tempo libero e altro.

Il primo dato che emerge è che già prima del lockdown la maggior parte degli adolescenti era inattiva, con percentuali variabili a seconda del paese di origine (73% la media di inattività in tutto il campione); durante il lockdown la percentuale totale è salita al 79,5%, ma con differenze rilevanti tra i vari paesi.

Come si può vedere dal grafico, nei paesi della culla mediterranea, Italia e Spagna, c’è stato un comportamento virtuoso dei nostri adolescenti, come mostra una lieve riduzione della percentuale di inattivi.

Consumo di cibi ultra-processati

Per quanto riguarda il consumo di cibi ultra-processati, i ricercatori hanno indagato quanto frequentemente durante il lockdown gli adolescenti riferivano di consumare ognuna delle seguenti categorie di cibo: dolcetti (come caramelle, cioccolatini, lecca-lecca), bibite zuccherate, affettati, salsicce, snack salati o biscotti/merendine confezionati. Non sono stati raccolti dati di confronto con il consumo di questi cibi prima del lockdown.

L’adolescenza è un periodo caratterizzato da uno sviluppo dinamico, durante il quale l’individuo acquisisce risorse fisiche, cognitive ed emotive che condizioneranno nel prossimo futuro le proprie azioni, i propri pensieri e i propri sentimenti.

Investire sulla salute e sul benessere degli adolescenti porterà benefici oggi, nei decenni a venire e alla prossima generazione.

Capire come questa pandemia, e le misure di contenimento che ne derivano, influiscono sul loro stile di vita è cruciale per rinforzare la promozione della dieta e dell’attività fisica nel modo più adeguato ed efficacie.

Qualche riflessione…

Come anticipato questo studio mette in evidenza, confermando anche precedenti dati, che la maggior parte degli adolescenti ha un livello di attività fisica inferiore a quanto raccomandato dalle linee guida internazionali. In alcuni paesi durante il lockdown, questa percentuale è aumentata, in maniera anche drammatica in stati come il Brasile e il Cile, dove c’è già un’alta percentuale di adolescenti in sovrappeso (stimati intorno al 22 e al 40%, rispettivamente). Gli italiani e gli spagnoli in questo ambito sono stati un po’ più virtuosi rispetto ai coetanei dell’America Latina, probabilmente favoriti anche da un tessuto socio-economico differente.

Per quanto riguarda il consumo di cibi ultra-processati, per lo più di scarso valore nutrizionale e dai dimostrati effetti negativi su molti fattori correlati alla salute, pur non essendoci un confronto con il dato prima del lockdown, il loro consumo ha una frequenza quasi quotidiana nella maggior parte degli adolescenti studiati: anche per questo aspetto i dati più preoccupanti vengono dall’America Latina.

Riferimenti bibliografici

  1. World Health Organization. Global Action Plan on Physical Activity 2018–2030: More Active People for a Healthier World;World Health Organization: Geneva, Switzerland, 2018.
  2. Hallal, P.C.; Andersen, L.B.; Bull, F.C.; Guthold, R.; Haskell,W.; Ekelund, U. Global physical activity levels: Surveillance progress, pitfalls, and prospects. Lancet 2012, 380, 247–257.
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  4. Ruíz-Roso MB, de Carvalho Padilha P, Matilla-Escalante DC, Brun P, Ulloa N, Acevedo-Correa D, Arantes Ferreira Peres W, Martorell M, Rangel Bousquet Carrilho T, de Oliveira Cardoso L, Carrasco-Marín F, Paternina-Sierra K, Lopez de Las Hazas MC, Rodriguez-Meza JE, Villalba-Montero LF, Bernabè G, Pauletto A, Taci X, Cárcamo-Regla R, Martínez JA, Dávalos A. Changes of Physical Activity and Ultra-Processed Food Consumption in Adolescents from Different Countries during Covid-19 Pandemic: An Observational Study. Nutrients. 2020 Jul 30;12(8):2289.
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