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Valutazione critica delle possibili correlazioni tra gruppo sanguigno, alimentazione e salute.

Una delle classificazioni maggiormente utilizzate nel mondo per definire alcune caratteristiche del sangue è il sistema ABO, basato sulla presenza o assenza di determinati antigeni proteici sulla superficie dei globuli rossi. Conoscere il proprio gruppo sanguigno è importante nel caso in cui sia necessaria una trasfusione, oppure durante la gravidanza.

Il primo autore che ebbe l’idea di associare una dieta specifica per ogni gruppo sanguigno è stato Peter D’Adamo, un naturopata statunitense che nel 1996 ha pubblicato il libro “Eat Right for Your Type”, tradotto e venduto in oltre 60 paesi in più di 7 milioni di copie. Attualmente il Sig. D’Adamo è quantomai attivo nel promuovere il suo approccio attraverso un sito internet, blog, app, libri, corsi, supplementi e pasti sostitutivi, generando un circuito molto redditizio (1).

L’approccio di “Eat Right 4 Your Type”

Secondo D’Adamo, la tendenza ad ingrassare, la risposta al cibo ingerito, l’insorgenza di malattie croniche, la reazione allo stress e molto altro sono semplicemente da attribuire al diverso gruppo sanguigno. Attraverso il gruppo sanguigno possono essere predette alcune malattie: ad esempio, le persone con gruppo B o AB sarebbero più suscettibili al rischio di sviluppare un tumore pancreatico.

Anche il nostro sistema gastro-intestinale sarebbe influenzato dal gruppo sanguigno e di conseguenza, ad esempio, la capacità di digerire i carboidrati piuttosto che le proteine. Solo conoscendo il proprio gruppo sanguigno le persone hanno quindi la possibilità di prendere decisioni mirate sulla propria alimentazione, sul tipo di supplementi o su quali cure mediche adottare (2).

Il racconto di D’Adamo sulla nascita dei gruppi sanguigni

In un lunghissimo documento contenuto nell’Enciclopedia Completa dei Gruppi Sanguigni scritta da D’Adamo, viene ripercorsa la storia dell’evoluzione dei gruppi sanguigni, secondo cui il gruppo 0 sarebbe il più antico, apparso dai 100000 ai 40000 anni fa con l’uomo nomade e cacciatore, mentre il gruppo A si sarebbe sviluppato solo nel periodo Neolitico con la nascita delle prime forme di agricoltura e il passaggio quindi ad una dieta non più solo carnivora ma a base di cereali. Il gruppo B sarebbe comparso tra il 15000 e i 10000 a.C. alla fine dell’era Neolitica nelle zone dell’attuale Himalaya, Pakistan e India in seguito a cambiamenti climatici e alimentari e sarebbe gruppo l’unico in grado di adeguarsi ad una dieta che contenga latte e derivati. Infine, il gruppo AB, meno espresso nella popolazione mondiale, sarebbe il gruppo sanguigno più recente, nato dalla fusione tra il gruppo A, “caucasico”, ed il gruppo B, “asiatico”. I soggetti AB, oltre ad essere particolarmente tolleranti, sono meno suscettibili alle malattie autoimmuni, ma sono più esposti al rischio di sviluppare neoplasie (2).

In questo documento, come nei numerosi testi condivisi dal naturopata, sono presenti alcune citazioni che si riferiscono a studi osservazionali o a lavori condotti su cellule, animali o piccoli gruppi di persone. Non vengono mai citati studi condotti su vasti gruppi di soggetti, in cui sia presente un gruppo di controllo, oppure lavori in cui si sia messa a confronto tutta la letteratura scientifica prodotta su un determinato argomento come nelle revisioni sistematiche.

Inoltre, tutta la letteratura riportata, si riferisce a lavori condotti almeno 20 anni fa, se non prima, e non vengono tenuti in considerazione molti risultati emersi negli ultimi anni con le tecniche attualmente in uso, sia nell’ambito della genetiche della scienza della nutrizione.

L’analisi genetica dell’evoluzione dei gruppi sanguigni

È stato osservato che i geni che determinano il gruppo sanguigno sono presenti in molte specie di animali: la differenziazione in gruppi A e B è avvenuta presto nella storia dell’evoluzione, probabilmente dopo la separazione tra i pesci e gli anfibi. Infatti, nei pesci non sono espressi i geni per gli antigeni A e B, mentre sono presenti nelle rane e nelle altre specie evolutesi successivamente (cani, cavalli, ratti, panda, conigli, pipistrelli, ecc.). Gli scienziati hanno verificato che il gruppo 0 è apparso in un periodo successivo, come mutazione degli alleli di tipo A e B. La corretta successione evolutiva prevederebbe quindi per prima la comparsa del gruppo A, poi il B ed infine lo 0. Tutti i gruppi sanguigni, A, B, AB e 0 erano già presenti nella storia del mondo quando il genere Homo ha mosso i primi passi in posizione eretta (3).

All’assenza di lavori che supportino la visione evoluzionistica di D’Adamo, si contrappone quindi questa evidenza scientifica che va a scardinare la base su cui si fonda l’intera teoria della dieta dei gruppi sanguigni.

La Dieta del gruppo Sanguigno proposta dal Dott. Mozzi

In Italia, questo regime, riadattato sulla base delle nostre abitudini, è stato proposto nel 2012 dal Dott. Pietro Mozzi, con la pubblicazione del libro “La Dieta del Dottor Mozzi” a cui sono seguiti altri testi, ricette gastronomiche, siti internet dedicati, forum di testimonianze, trasmissioni televisive e consulenze. Il dottor Mozzi, laureato in medicina e chirurgia all’Università di Parma, nelle sue trasmissioni vanta di non aver seguito il percorso classico di formazione medica nelle corsie ospedaliere, così come di non annoverare pubblicazioni su riviste indicizzate. Grazie alla vendita di più di 100000 copie del suo libro a alla sua frequente presenza televisiva, ha acquisito molta visibilità (e credibilità) a livello nazionale.

Come dichiarato dal Dr. Mozzi stesso, l’obiettivo di un percorso dietetico, diversificato per gruppo sanguigno, è di aiutare le persone a ritrovare il perso forma ideale, vivere meglio, prevenire e guarire tutte le malattie.

Anche nella versione italiana della dieta del gruppo sanguigno rimane la classificazione proposta da D’Adamo:

  • Gruppo 0 Cacciatore: forte, sicuro di sé, leader. Dieta iperproteica ricca di verdura e frutta. Vanno limitati tutti i cereali e i legumi ed in particolare, frumento, mais, lenticchie, brassicacee e semi di senape.
  • Gruppo A Coltivatore: sedentario, collaborativo, ordinato. Dieta vegetariana; vanno evitati carne, latticini e frumento.
  • Gruppo B Nomade: equilibrato, flessibile, creativo. Dieta onnivora, con una preferenza per i latticini; va evitato il pollo, il frumento, il mais, le lenticchie, le arachidi e i semi di sesamo.
  • Gruppo AB Flessibile ed Enigmatico: raro, carismatico, misterioso. Dieta mista dove va preferita la carne bianca, ad eccezione del pollo e vanno evitati la carne rossa, i semi, il mais e il grano saraceno.

I diversi regimi proposti sono accomunati da un’alimentazione semplice, dove frutta e verdura sono abbondanti e priva di alimenti raffinati, processati, e prodotti industriali.

Gli effetti benefici di questo percorso vengono sostenuti dalle numerose testimonianze di soggetti che hanno ottenuto risultati entusiasmanti. Ad oggi mancano ancora studi, che seguendo i passaggi rigorosi del metodo scientifico, abbiano validato la superiorità di questo percorso rispetto ad altre diete e la sua efficacia nella prevenzione e cura di malattie croniche.

La posizione della comunità scientifica 

Come si schiera la comunità scientifica di fronte alle proposte di D’Adamo e del Dott. Mozzi? 

Alcuni gruppi di ricercatori in tutto il mondo, senza preconcetti o pregiudizi, hanno cercato di verificare se questo tipo di dieta avesse un effetto sulla salute e se esistesse un collegamento virtuoso tra gruppo sanguigno e un particolare abbinamento di alimenti.

Nel 2013 sono stati pubblicati i dati di una revisione sistematica in merito. In altre parole, dopo aver letto e confrontato tutte le pubblicazioni scientifiche, frutto di ricerche ed esperimenti sul tema “alimentazione e gruppo sanguigno”, gli autori hanno dichiarato che non esistono prove e risultati a sostegno dell’adozione di una dieta specifica in funzione del gruppo sanguigno (6).

L’anno successivo, in uno studio condotto su un gruppo di 1639 volontari, un gruppo di ricercatori ha valutato come le diverse diete proposte per il Gruppo A, B, AB e 0, potessero influire sui fattori di rischio cardiometabolico e hanno effettivamente constatato che la “dieta per il gruppo A” (prevalentemente vegetariana) era in grado di ridurli in maniera significativa (7). Tuttavia, il risultato di tale effetto positivo era evidente in tutti i partecipanti indipendente dal loro gruppo sanguigno.

Questo scoperta non ha stupito i ricercatori perché la Dieta del Gruppo A risulta essere particolarmente ricca di verdura e frutta e presenta un apporto molto ridotto di carne e derivati, in linea con molte altre proposte dietetiche mirate a ridurre i fattori di rischio cardiovascolare. L’effetto benefico è stato rilevato non solo per i soggetti di Gruppo A, ma per tutti coloro che seguivano questo tipo di alimentazione indipendentemente dal gruppo sanguigno.

Tutti gli approcci dietetici per i vari gruppi sanguigni prevedono una riduzione dell’apporto calorico a favore di una dieta generalmente più salutare, che giustifica il miglioramento di alcuni parametri e i risultati benefici di alcune testimonianze riportate. È noto, inoltre, che quando si sceglie di seguire rigorosamente un nuovo regime dietetico, si fa molta più attenzione alla qualità e alla quantità del cibo che scegliamo, si leggono le etichette degli alimenti con più cura e si cerca di migliorare anche in altri aspetti del proprio stile di vita. E’ chiaro che questi benefici sono indipendenti dal fatto di aver scelto la dieta migliore per il proprio gruppo sanguigno (8).

A differenza dei testi del Dott. Mozzi o del Sig. D’Adamo, gli studi di verifica delle teorie della dieta del gruppo sanguigno e dei suoi effetti sulla salute, sono stati condotti nel rispetto della metodologia sperimentale clinica (che garantisce la rigorosità del metodo applicato dai ricercatori e tutela i pazienti che vi prendono parte); tali studi valutati e approvati da comitati etici, e revisionati da  un da esperti prima di essere pubblicati su riviste a disposizione di tutta la comunità scientifica mondiale.

Riferimenti

  1. https://dadamo.com/txt/index.pl?1010
  2. https://www.4yourtype.com/blood-type-diet/
  3. Yamamoto F. et al. 2014. Blancher A. An integrative evolution theory of histo-blood group ABO and related genes. Sci Rep. ;4:6601. Published 2014 Oct 13.
  4. https://dietagrupposanguigno.net/
  5. https://dietagrupposanguigno.it/
  6. Cusack L. et. Al. 2013. Blood type diets lack supporting evidence: a systematic review. Am J Clin Nutr;98(1):99–104.
  7. Wang J. et a. 2014. ABO genotype, ‘blood-type’ diet and cardiometabolic risk factors. PLoS One ;9(1):e84749. Published 2014 Jan 15.
  8. Wang J. et a. 2018. ABO Genotype Does Not Modify the Association between the “Blood-Type” Diet and Biomarkers of Cardiometabolic Disease in Overweight Adults. J Nutr;148(4):518–525
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